"Diario di un addio" è il mio primo graphic novel e ha una genesi un po' particolare. Anche se avevo già deciso intorno ai 20 anni che mi sarebbe piaciuto disegnare fumetti, non lo avevo mai veramente fatto. Però andavo sempre in giro con un quaderno o un taccuino e il necessario per disegnare: potrei dire che il mio diario, anche se non ho mai tenuto un vero diario, ha sempre avuto anche i disegni. Il fatto è, pensandoci adesso, che non avevo una storia da raccontare. Poi d'improvviso questa storia è arrivata, anche se non nel modo che avrei voluto. Mio padre, in seguito a un problema cardiaco, è rimasto in stato vegetativo per cinque anni, prima di spegnersi. Quando quella vicenda è finita avevo un bisogno di raccontare insopprimibile, inarrestabile. Ma non volevo raccontare per me, la mia urgenza era legata soprattutto al contesto di quegli anni (2008, 2009): i temi del coma, dello stato vegetativo, della libertà di scelta in queste situazioni erano su tutti i giornali e tv, dopo il caso di Eluana Englaro: tutti parlavano di coma, ma per me era evidente che nessuno aveva una vera idea di come vive una persona in stato vegetativo. Così ho deciso di offrire la mia testimonianza e di raccontare i cinque anni passati accanto a mio padre: non volevo prendere posizione ma dare tutti gli elementi ai lettori perché potessero essere informati correttamente su argomenti così delicati. Sapevo che il fumetto sarebbe stato perfetto per raccontare questa storia: mi permetteva di disegnare tutto - mio padre, altri pazienti come lui, tubicini, letti e macchinari da ospedale - ma non in modo realistico. Mandai quattro tavole e una sorta di lettera d'intenti al concorso Komikazen, che in quegli anni a Ravenna dava la possibilità ai vincitori di pubblicare un libro a fumetti con un editore, in quel caso Comma 22. Così nel giro di un anno nacque "Diario di un addio". Era e rimane una testimonianza come nelle mie intenzioni, ma nel tempo mi sono reso conto che disegnarlo è servito anche a me: ha un tratto molto naif, quasi infantile, che può andare bene per un primo libro, per una storia così delicata, che è anche la storia di un figlio alle prese con la figura paterna.
Credo che al momento "Diario di un addio" non sia disponibile se non nel mercato dell'usato, tuttavia si può trovare in diverse biblioteche.
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